prevenzione tumore al seno

Il tumore al seno è una delle forme cancerose più diffuse tra le donne. I progressi della ricerca medica rendono sempre più realistica la possibilità di un’efficace diagnosi sempre più precoce. Grazie a questo, e ai progressi nella terapia, sempre più specifica per i diversi tipi di tumori, il tasso di mortalità dovuto al cancro al seno è in calo rispetto al passato.

Tumore al seno: quali sono gli esami di screening consigliati?
La diagnosi precoce è fondamentale per intervenire tempestivamente su una forma tumorale e curarla in maniera definitiva. Esistono diversi esami di screening cui ogni donna può sottoporsi.

Ecco quali sono i principali.

VISITA SENOLOGICA

La visita senologica è un esame clinico del seno. Inizia con un’anamnesi completa del paziente (informazioni su eventuali casi di tumori in famiglia, terapie ormonali, abitudini di vita, andamento di ciclo mestruale e/o menopausa) e prosegue poi con la palpazione del seno da parte del medico.

Questo esame può non essere sufficiente per una diagnosi precoce efficace, ma una visita senologica periodica è fortemente consigliata per le donne in età fertile, e ogni anno per le donne oltre i 40 anni.

ESAMI STRUMENTALI PER TUMORE AL SENO

I test strumentali più affidabili per una diagnosi precoce del tumore al seno sono:

mammografia

ecografia

risonanza magnetica

Pap-test mammario

Anche questi esami sono consigliati in età fertile e in genere annualmente per le donne sopra i 40; si considera particolarmente importante questo monitoraggio per le donne che hanno una storia di casi di tumore al seno in famiglia, specialmente per le forme ereditarie (si veda oltre).

La mammografia è lo strumento più efficace per una diagnosi precoce, ma oggi esistono anche altre tecniche molto affidabili.
Una di queste è il Pap-test mammario che, grazie alla raccolta di cellule provenienti dai dotti galattofori, riesce a individuare le cellule con caratteristiche pretumorali.

AUTOPALPAZIONE

L’autopalpazione è un test che ogni donna può effettuare da sé, anche in casa propria.

Dopo aver osservato attentamente eventuali cambiamenti nella forma di seno e capezzolo, bisogna palpare il seno per rilevare possibili piccoli noduli. Nell’eseguire questo esame occorre inoltre prestare attenzione a scoprire eventuali:

mutamenti della pelle
perdite di liquido dai capezzoli
cambiamenti di forma della mammella
Visto che la struttura del seno è influenzata da molti fattori (terapie ormonali, età, peso corporeo, uso di contraccettivi orali), riscontrare un cambiamento non può costituire da solo una diagnosi tumorale.

L’autopalpazione, quindi, può essere un ottimo strumento di prevenzione ma è un test che dev’essere accompagnato da visite specialistiche ed esami strumentali.

Tumore al seno: vi sono fattori di rischio e si possono contrastare?

STILI DI VITA

Uno stile di vita sano può contribuire a ridurre la probabilità di sviluppare forme tumorali al seno.

Ecco alcuni accorgimenti che è utile tenere a mente:

seguire una corretta alimentazione
mantenere il più possibile il proprio peso forma
fare esercizio fisico regolarmente
evitare una vita sedentaria
evitare un consumo eccessivo di fumo
evitare un consumo eccessivo di alcool

LE FORME DI PREDISPOSIZIONE EREDITARIA AL TUMORE AL SENO

Come per altre forme di tumore, anche il tumore al seno può generarsi in modo casuale a seguito di mutazioni casuali nelle cellule mammarie, senza alcuna causa genetica, oppure può riconoscere nella presenza di un gene mutato, ereditario, una causa predisponente.

Due geni, in particolare – BRCA1 e BRCA2 – sono stati identificati come coinvolti nella genesi di alcuni tumori del seno: mutazioni in uno di questi geni aumentano il rischio di contrarre il tumore del seno, e sono quindi considerati fattori predisponenti.

Sono oggi disponibili test genetici specifici per identificare possibili mutazioni nei geni BRCA. Tali controlli sono fortemente suggeriti per donne con storia familiare di tumori al seno, e in particolare se a una parente stretta è stata riscontrata una mutazione.

Il test è effettuato con un semplice prelievo del sangue, dal quale viene estratto il DNA. La regione di interesse del DNA viene amplificata ottenendone milioni di copie, che permettono di analizzare la sequenza di interesse e compararla con una sequenza genetica priva di mutazioni BRCA, alla ricerca di possibili mutazioni.

Grazie a questo esame è possibile sapere con un notevole grado di certezza se è presente una mutazione genetica. Bisogna tuttavia ricordare che la presenza di un gene mutato non implica che il tumore si presenterà, ma solamente che esiste una predisposizione a svilupparlo.

Secondo recenti stime, il tumore del seno colpisce circa una donna su nove nel corso della vita; questo rapporto sale a 1 su 2 o addirittura a 2 su 3 in presenza di mutazioni dei geni BRCA1 o BRCA2. Mutazioni in questi geni tendono anche ad aumentare il rischio di sviluppare altre forme di tumore, come un tumore ovarico in particolare (o un cancro della prostata negli uomini).

Alla luce di queste considerazioni, i test genetici BRCA1 e 2 non sono veri e propri strumenti di prevenzione, ma qualora diano un risultato positivo indicheranno la opportunità di un monitoraggio periodico attento, al fine di individuare più precocemente possibile l’eventuale insorgenza di un tumore.

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